1990

Nanga Parbat | 8125 m

Quattro anni dopo la scalata del Lhotse ed una pausa dalle cime degli ottomila, Hans Kammerlander, in compagnia dello svizzero Diego Wellig, ritorna sul Nanga Parbat. La meta di questa spedizione sulla grande ed imponente montagna del Pakistan era la parete Diamir. Essa misura quasi 4000 metri  di altezza ed è considerata particolarmente pericolosa per l’alto rischio di valanghe. La parete è un rebus imprevedibile che deve essere risolto in modo veloce.

La storia alpinistica di questa bella cima, con tutta la sua serie di tragedie e trionfi, è tanto lunga quanto impressionante. Fino ad oggi il Nanga Parbat è e rimane  una delle più difficili e rischiose cime oltre gli ottomila metri. Kammerlander e Wellig riuscirono finalmente a raggiungere la parte superiore della parete Diamir e ad aprire una nuova variante con 1000 metri di dislivello. 

Molto più importante della conquista della cima fu per entrambi la discesa con gli sci attraverso un enorme e ripidissimo canalone. Ma quest’avventura sciistica estrema poteva finire davvero molto in fretta. Già dopo alcune curve una lastra di neve si staccò sotto agli sci di Kammerlander, provocando improvvisamente una gigantesca slavina in mezzo al canalone.

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